Cracking, il bersaglio italiano

Il volume delle intrusioni nei sistemi informatici delle aziende italiane è più che raddoppiato dalla metà del 2012. Danni per 200 milioni di euro

Roma – Numeri impressionanti sul volume complessivo degli attacchi informatici alle varie imprese italiane, snocciolati dalla multinazionale israeliana Maglan Information Defense & Intelligence nel corso della quarta edizione della Conferenza Annuale sulla Cyber Warfare promossa dal Centro di Studi Strategici, Internazionali e Imprenditoriali (CSSII) dell’Università di Firenze.

Nel primo semestre di quest’anno, il totale delle intrusioni su siti web, banche dati e account di posta elettronica è cresciuto del 57,2 per cento rispetto allo stesso periodo nel 2012. Un volume complessivo di quasi 16.500 casi di attacco contro i circa 7mila registrati al giugno dell’anno scorso. Stando alle previsioni offerte dagli esperti di Maglan Information, il conto delle cyberoffensive dovrebbe sfondare il tetto dei 30mila casi entro la fine del 2013.

Originati per lo più nelle aree tra i Balcani e l’Est Europa, gli attacchi cracker avrebbero causato perdite per 200 milioni di euro, praticamente il doppio di quelle subite alla fine del 2012 per la violazione dei sistemi informatici gestiti dalle principali società operative nel Belpaese. Nella maggior parte dei casi, l’azienda attaccata non è a conoscenza dell’intrusione, permettendo ai malviventi cibernetici di ottenere informazioni preziose in modo regolare.

La quarta Cyber Warfare Conference è dedicata quest’anno alla protezione cibernetica delle infrastrutture nazionali, con l’intento di mettere a confronto i principali esperti nazionali e internazionali in materia di sicurezza informatica, “per accrescere la consapevolezza tra i decisori politici e aziendali italiani della crescente rilevanza strategica della cyber warfare per la sicurezza nazionale”.

“Circa il 40 per cento delle aziende italiane che sono a conoscenza dei rischi concreti legati al cyberspionaggio industriale non si tutela preventivamente per motivi economici ma anche perché non si rende conto della reale portata dei danni che un attacco può generare”, ha spiegato Paolo Lezzi, amministratore delegato della divisione europea di Maglan Information.

Per Lezzi serve assolutamente “un cambiamento di mentalità da parte di tutti gli addetti all’IT nei confronti della sicurezza informatica, che non va intesa come un ex-post ma piuttosto come qualcosa che deve far parte dell’imprinting dei sistemi di gestione dell’informazione, dei modi in cui le singole persone, le aziende e le realtà sociali, economiche e culturali gestiscono le informazioni”. Soprattutto con l’avvento delle nuove regole che, nel nome della privacy e del rispetto dei diritti degli utenti, introducono l’obbligo di comunicazione degli attacchi subiti dalle aziende.

Mauro Vecchio, Punto Informatico – http://www.punto-informatico.it

http://punto-informatico.it/3833785/PI/News/cracking-bersaglio-italiano.aspx